Le Carte de Visite del XIX secolo

Nascita e sviluppo delle Carte de Visite
Le carte de visite del XIX secolo, collezione di Gabriele Chiesa

Nel 1854 il fotografo parigino André Adolphe Eugène Disderi (Nuova pagina), proprietario dal 1848 di uno studio in Boulevard des Italiens, trovò il metodo per ottenere otto diversi negativi su una sola lastra, probabilmente ispirandosi alle fotografie stereoscopiche, scattate con fotocamere a due obiettivi e già in uso dal 1850.

La fotocamera ideata e brevettata da Disdéri incorporava quattro obiettivi e un telaio porta lastra a scorrimento, che permetteva il posizionamento del negativo per poterlo impressionare più volte. Dieci erano gli scatti previsti e descritti nel brevetto del 1854, otto, in realtà, quelli pervenuti integri sui fogli non tagliati.

In questo modo si potevano impressionare, sviluppare e stampare contemporaneamente molte immagini di dimensioni ridotte e abbattere i costi di produzione di ogni singola fotografia.

Venne così ideata una sorta di produzione seriale di immagini che portò notevoli cambiamenti nel mondo della fotografia. Le dimensioni di una carte de visite si aggiravano attorno ai 54 mm (2.125 in.=inch=pollice) di base e 89 mm (3.5 in.) di altezza per le immagini verticali, viceversa per quelle orizzontali.

L’immagine veniva stampata su carta sottile e compatta, solitamente all’albumina. E’ possibile trovare esemplari antichi stampati su carta salata, ma sono molto rari e preziosi. Più recente era l’uso con procedimenti al collodio, aristotipia o di altro tipo.

Queste stampe venivano poi montate, quasi sempre a caldo, su un supporto cartaceo rigido. Le dimensioni del cartoncino erano di circa 64 mm (2.5 in.) per 100 mm (4 in.)

La differenza tra la carta stampata e il supporto sul quale veniva incollata creava una sorta di passepartout dove era possibile inserire l’impronta del timbro, ad inchiostro o a secco, dello studio fotografico, il luogo della ripresa, il titolo dell’immagine o altre indicazioni. Anche il verso del cartoncino veniva utilizzato per indicare queste notizie, a stampa o manoscritte. Di solito sul verso venivano indicate anche le medaglie e i premi vinti.

Le carte de visite hanno un successo enorme che coinvolge potenti e persone comuni: così, soggetti di estrazione sociale anche modesta, si fanno immortalare circondati da un'apparente ricchezza grazie agli arredi e alle suppellettili presenti negli studi di Disderi. Nel giro di poco si afferma la moda di collezionare le carte de visite dei personaggi della politica, della cultura, dell’attualità: negli ambienti vittoriani il ritratto della regina madre apre gli album dedicati alle celebrità, album con finiture più o meno preziose, ma tutti ugualmente concepiti per ospitare in serie il magico formato.

Insomma, il Facebook del XIX secolo.

Inizialmente la Carte de Visite fu uno strumento di riconoscimento ed autocelebrazione della borghesia in ascesa, ma presto si rivelò una conveniente risorsa culturale per conoscere luoghi ed opere d’arte lontane.

La CdV racconta e testimonia un intero periodo storico che va dal Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale, documentando costumi, valori ed atteggiamenti. Il suo insostituibile valore come elemento di studio e ricerca storica e sociale, anche grazie all’aspetto di semplice figurina che la caratterizza, ne ha fatto nel tempo oggetto di collezionismo.

Moltissimi sono i piccoli ed i grandi collezionisti che hanno raccolto con passione queste minuscole finestre fotografiche aperte nel tempo e nello spazio. Senza il loro contributo la conoscenza storica e sociale della fondamentale epoca che ha segnato l’unificazione nazionale italiana sarebbe lacunosa.

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