La cascata misteriosa

Come ho ritrovato un luogo dopo tanto tempo.

Questa storia inizia molti anni fa, verso la metà degli anni '80, nel piazzale antistante l'eremo di Camaldoli nelle foreste casentinesi.

Ero lì con mio padre che voleva scattare delle fotografie, ma trovammo la pioggia e quindi decidemmo di rientrare.

"Guida tu!", mi disse. Avevo la patente da poco ed il guidare in quelle strade strette e tortuose, sotto la pioggia, mi preoccupava non poco.

Conoscevo bene la strada per arrivare all'eremo: da Cesena si raggiungeva il passo dei Mandrioli

Poi si scendeva verso Badia Prataglia, dove facevamo sempre una sosta alle "Tre Cascate"

Poco dopo la strada diventa sterrata

E risale fino al passo dei Fangacci dove si trova la casa della Forestale

Di qui in breve si discende fino all'eremo

Ma quella volta mio padre mi fece prendere una strada diversa, ricordo che guidai a lungo seguendo strade che lui mi indicava, ma che non sapevo riconoscere, anche perchè ero molto più preoccupato a gestire il veicolo che non a capire dove stavo andando: a quello ci stava pensando qualcun altro.

Fino a che ci fermammo vicino ad una cascata.

Riprese a guidare mio padre, e la sera, raccontando a mia madre dove eravamo stati, disse: "ha guidato Roberto fino quasi a Novafeltria".

Non mi preoccupai di indagare oltre su dove fosse quel posto, tanto ero sicuro che ci saremmo tornati.

La prematura scomparsa del babbo lasciò misterioso quel luogo: riuscii a ricostruire il tragitto stradale, ma della cascata nessuna traccia...

Molti anni più tardi, quando ho iniziato ad interessarmi ad un simulatore di ferrovie, ho percorso la valle del Marecchia documentando le due linee ferroviarie che erano sulle sue sponde.

Sulla riva destra c'era la linea da Rimini per Novafeltria, attiva fino al 1960; dall'altro lato la mai completata linea che doveva unire Santarcangelo ad Urbino risalendo la valle del Mazzocco.

In località Agenzia di San Leo si trova l'ultima stazione costruita su questo versante.

Ma una documentazione completa non poteva prescindere dal far conoscere anche il caratteristico capoluogo.

La Rocca, il Duomo, la Pieve non potevano non essere inserite nella documentazione.

E mentre mi aggiravo per le stradine del borgo il mio sguardo cadde su questo androne.

Daniele è un amico con la comune passione per la fotografia che non sentivo da tempo. Non avevo modo di aspettare l'orario di apertura della mostra, ma cercai il profilo di Daniele su Facebook.

Scoprii che stava realizzando delle guide sulla Valmarecchia e che gestiva una pagina con tante foto che iniziai a sfogliare, quando trovai qualcosa di simile a questa:

La didascalia ne riportava il nome, la localizzazione e specificava che si vedeva dalla strada: un rapido controllo con lo Street View fugò ogni dubbio. Era proprio la cascata dove ci eravamo fermati tanti anni prima.

E allora mi diressi là attraverso una via più diretta.

Percorrendo strade che nel tempo avevo imparato a conoscere.

E senza lasciarmi sedurre dai magnifici panorami che si possono ammirare da qui.

Arrivando fino all'abitato di Badia Tedalda, avamposto toscano nell'alta valle del Marecchia.

Imboccai la stradina secondaria che avevo individuato e finalmente arrivai a riscoprire quella bella cascata.

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