Appendice D

Interlacciamento e lampi di luce


La tecnica dell'interlacciamento prende spunto da un artificio utilizzato nei proiettori cinematografici per consentire una visione più fluida delle immagini senza aumentare il consumo di banda nelle trasmissioni tv o della pellicola nel caso del cinema.

Inizieremo con l’analizzare come il problema sia stato affrontato e risolto nel mondo del cinema per poi passare all’ambito televisivo.

Il proiettore cinematografico è costituito da un meccanismo di avanzamento a scatti della pellicola (che può essere realizzato con una croce di malta o una griffa, ma anche con un motore ausiliario a rotazione intermittente: la cosiddetta trazione diretta).

Il fotogramma della pellicola (cioè la singola fotografia) viene collocato per un ventiquattresimo di secondo (considerando la velocità standard di 24 fotogrammi al secondo) davanti ad una lampada che genera un fascio di luce; questo, dopo aver illuminato il fotogramma, transita per un obiettivo il quale ha il compito di indirizzarlo sullo schermo consentendone la messa a fuoco.

Durante il funzionamento del meccanismo di avanzamento intermittente, un altro componente del proiettore, l'otturatore a farfalla, ha il compito di interrompere il fascio di luce onde impedire all'occhio dello spettatore di cogliere il fotogramma durante il suo spostamento.

Il numero di lampi di luce emessi però non è di 24 al secondo, come sembrerebbe logico, ma 48: il fenomeno della persistenza delle immagini sulla retina consente all'occhio di non cogliere l'alternanza di buio e di luce solo a partire da circa cinquanta cicli al secondo.

Perciò l'otturatore deve essere costruito in modo da consentire almeno due otturazioni per ogni fotogramma proiettato: ne consegue che ogni due interruzioni del fascio di luce, una serve ad occultare il cambio di fotogramma, ed una ha una mera funzione compensativa onde incrementare la frequenza dei lampi sullo schermo.

In questo modo durante una normale proiezione si determinano quarantotto lampi sullo schermo, valore, questo, abbastanza vicino a quei cinquanta cicli necessari.

L'interlacciamento (o interallacciamento) è una tecnica di miglioramento della qualità delle immagini video, che limita il consumo extra di banda simulando il comportamento dell’otturatore a farfalla.

Consiste nella visualizzazione alternata delle righe di un fotogramma. Visualizzando l'intero fotogramma e poi passando al successivo, si creava lo stesso spiacevole effetto collaterale della proiezione cinematografica, dato che quando finiva la persistenza sui fosfori del cinescopio lo spettatore restava al buio.

L'interlacciamento ha permesso di evitare questo portando a 50 i cicli luce-buio.

L'effetto indesiderato dell'interlacciamento.
Figura 11-2
L'effetto indesiderato dell'interlacciamento.

La tecnica consiste nel disegnare sullo schermo prima le righe dispari e poi le righe pari (PAL/SÉCAM) o viceversa (NTSC). In questo modo si riesce a simulare un numero doppio di cicli senza raddoppiare le informazioni (e quindi la banda) da trasmettere.

Effetto collaterale del miglioramento dell'immagine è l'effetto flickering (sfarfallio) che, a volte, rende la visione sgradevole; forse qualcuno ricorderà che i primi monitor a tubo catodico per PC alle risoluzioni più alte potevano lavorare solo in modo interlacciato e poiché le immagini in quel caso erano piuttosto statiche l’effetto era chiaramente visibile.

Se nelle immagini in movimento questo effetto di flickering è molto meno evidente, ne può apparire un altro quando si cerchi di ricostruire un quadro a piena risoluzione partendo dai due semiquadri. Se infatti la ripresa e’ eseguita anch’essa in modo interlacciato i soggetti in rapido movimento spostano la loro posizione tra un semiquadro e l’altro e agganciando le due immagini risulta evidente l’effetto “pettine” ai bordi dei soggetti stessi (il problema citato nell’articolo).

Oggi, con la nascita prima di tubi catodici che lavoravano a 100 Hz (PAL) e successivamente con l'uso delle tecnologie al plasma e LCD, e con la nascita di formati ad alta definizione, non si rende più necessario trasmettere l'immagine in formato interlacciato.

È importante comprendere che l'interlacciamento è una tecnica televisiva e non cinematografica. Un film è necessariamente fatto di fotogrammi "pieni" ed anche se trasmesso in televisione non avrà interlacciamento, cioè le righe dispari e pari saranno relative allo stesso istante e quindi non si presenterà mai il problema del “pettine”.

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